La Pieve di San Damiano, la più significativa della vallata del Savio dopo la Concattedrale di Sarsina, faceva parte dell’antico vicus, situato lungo la strada che, un tempo, collegava Cesena con il centro romano di Sarsina e la stazione termale di Bagno di Romagna. Altre tracce di un insediamento preistorico del periodo neolitico sono state riportate alla luce nella cava di argilla della fornace per laterizi, sempre in zona.
Il primo documento della Pieve, la prima della diocesi di Sarsina, risale all’anno 972: in una pergamena si legge che “Onesto, arcivescovo di Ravenna concede in enfiteusi a Pietro Duca degli Onesti e a Martino Duca più terre situate nel territorio del Montefeltro, cui era compresa la Pieve di S. Giovanni, detta di S. Damiano”. Questa, assieme al borgo sviluppato attorno, rivela aspetti preziosi ed interessanti di una storia più che millenaria con l'hospitale di S. Damiano, le confraternite, le famiglie storiche del luogo, poi lo sviluppo edilizio, le opere pubbliche e le prime fabbriche.
La Pieve si sviluppa su un impianto a tre navate e al suo interno, oltre a pregevoli affreschi, offre un panorama di opere d’arte fra le quali, la pala d'altare raffigurante il martirio dei SS. Cosma e Damiano, opera del Valbonesi; poi un’altra raffigurante S. Bartolomeo, S. Agata e S. Caterina e, a seguire, la Madonna col Bambino in trono e cinque santi, il dipinto a olio su tela dei S. Pietro e S. Giovanni Evangelista; la pala d’altare con S. Lucia in piedi in manto rosso e altra Santa Martire; inoltre, l’opera d’arte con Madonna e Bimbo in trono e i Santi Giovanni Battista e Antonio Abate ai lati, compreso il dipinto ad olio su tela, con mezza figura seduta della Madonna col Bimbo in grembo, e un quadro con Madonna e i Santi Domenico e Caterina in piedi su nubi.
Fra gli arredi emergono, in aggiunta all’altare principale consistente in un sarcofago romano di C. Sabino Valeriano di epoca pagana (testimonianza questa, dell'esistenza del Burgus S. Damiani, prima dell'Era volgare), anche due esemplari particolarmente significativi. Il primo riguarda un mobile da sagrestia, (sec. XVIII) in legno impiallacciato, intarsiato e figurato, che presenta un’ampia banconata mossa in lievi curve con volute a giorno agli spigoli, divisa in due corpi laterali e uno centrale; il secondo esemplare, eseguito da anonimo scultore popolare del secolo XVII, è un sedile per celebranti in legno scolpito a figure che rappresenta, simbolicamente, Elia sul carro di fuoco trainato da animali allegorici.
Invero San Damiano rappresenta in qualche modo il vero “centro storico” mercatese, dove ebbero inizio pure le prime industrie a partire dalla seconda metà dell’Ottocento, poi la costruzione delle ville in stile Liberty che affiancano il suggestivo e alberato viale Roma.
Per il testo si ringrazia Edoardo Turci