Rocca Nuova di Cesena

Rocca di Cesena

Dal 1378 al 1465 la Signoria dei Malatesta, originaria di Verucchio, consolida il proprio potere nella città di Cesena dando luogo ad un periodo di prosperità e a progetti di rinnovamento urbano. Nell’Italia del XV secolo si manifesta un rapido sviluppo delle tecniche militari e conseguentemente, per ovviare al problema posto dalle artiglierie sempre più efficienti, si elabora un nuovo tipo di fortificazione denominato “alla moderna”. In questa circostanza anche il sistema fortificato cesenate verrà revisionato e trasformato per soddisfare le nuove esigenze e per proteggere l’abitato da eventuali incursioni nemiche.

L’8 gennaio 1442 Papa Eugenio IV emette una bolla a sostegno della riparazione delle mura ormai degradate, inadeguate a difendere la città e a contrastare l’azione specifica degli evoluti metodi d’assedio. L’estesa fabbrica delle opere sarà intrapresa da Domenico Malatesta Novello e terminerà nel 1468, treanni dopo la sua morte. Nella città, tornata frattanto sotto il dominio dello Stato Pontificio e attestata come avamposto ideale per fronteggiare al meglio le ostili signorie romagnole, proseguono i lavori di ammodernamento dell’intero organismo difensivo. Il recinto murario è ormai completato e sul Colle Garampo coesistono due fortilizi: la rocca Vecchia, documentata per la prima volta nel 1294, di cui possiamo osservare ancora oggi i resti della struttura in gran parte smantellata e la rocca Nuova che sarà completata alterando completamente un fortilizio preesistente posto a margine della propaggine del colle.

Il sito in cui si ergono le due rocche allude in modo ideale ai principi e ai procedimenti costruttivi tipici dell’arte militare del tempo. La rocca Nuova, situata in posizione dominante sulla città che nel frattempo si era estesa nella pianura sottostante, era difficilmente attaccabile e riassumeva i requisiti delle più moderne ed efficienti roccaforti dell’epoca. In un’opera pubblicata nel 1525, il frate Cornelio Guasconi descrisse la rocca posizionata “sopra d’un poggio a tale altezza, che coll’artiglieria si giunge appena. Né mai si può pigliar senza magagna. Però falcon si chiama di Romagna”.

I lavori di ricostruzione iniziati dagli stessi architetti che diressero i cantieri malatestiani, Matteo Nuti da Fano, Cristoforo Baldini da Ferrara, furono ultimati nel 1477 da Francesco figlio di Cristoforo. La rocca Nuova, che impropriamente si insiste a chiamare Malatestiana benchè realizzata ex novo dopo la morte di Malatesta Novello, è composta da un complesso impianto murario provvisto di robusti torrioni circolari e poligonali. Le cortine murarie sono munite di camminamenti interni ed esterni che consentivano alle milizie di spostarsi rapidamente da un torrione all’altro, di sorvegliare il territorio circostante e di proteggere la Rocchetta inglobata nel recinto e connotata da due imponenti costruzioni collegate con ponti levatoi: il Mastio, che in caso di pericolo fungeva da ultima difesa, formato da una alta struttura a pianta quadrata, il Palatium o Femmina, adibito a residenza del castellano e protetto da un torrione poligonale annesso nell’angolo di sud-est.

La rocca Nuova, che è parte integrante dell’antico sistema difensivo delimitato dalle mura malatestiane, anche se parzialmente nascosta dalla coltre arborea del Parco della Rimembranza, si profila come il manufatto architettonico più grande che Cesena possieda. Conserva, assieme agli aspetti tradizionali del sistema di fortificazione in uso nella seconda metà del Quattrocento, innovative soluzioni di difesa che furono adottate in tutta Italia nei primi anni del XVI secolo per contrastare il tiro dirompente delle bocche da fuoco.

Agli inizi del Cinquecento, Cesena si trova a ricoprire nella Romagna una esclusiva posizione strategica che la vede preposta nei piani di Cesare Borgia a divenire capitale del suo ducato. Le singolari contingenze politiche e le nuove metodiche di guerra inducono il Borgia ad avvalersi della consulenza di Leonardo da Vinci, al quale affida il compito di ispezionare e revisionare le fortificazioni delle giurisdizioni conquistate. Leonardo esegue nell’estate del 1502, oltre la misurazione completa del perimetro della cinta muraria, i rilievi dei baluardi posti sul Colle Garampo. In particolare, disegna la singolare forma del tortuoso percorso dei “Rastelli” che proteggevano con una serie di paratie l’accesso principale alla rocca Nuova. Nel giugno del 1503 le mura meridionali della rocca sono del tutto rifatte alla “franzosa”, cioè adattate per una migliore difesa, ispessite per osteggiare l’insidia dell’artiglieria e, al contempo, conformate per l’impiego dei moderni dispositivi bellici. In questo modo la rocca era pronta a tollerare le nuove tecniche d’assedio ossidionali e a parare i colpi sempre più devastanti delle armi da fuoco pesanti. In quegli anni, infatti, si trovò coinvolta in alcuni scontri, tra cui l’attacco inferto dal duca d’Urbino che aveva appostato una batteria di cannoni sull’altura dell’Abbazia del Monte. Quell’offensiva fu respinta con la precisione di tiro delle artiglierie che da anni si producevano proprio a Cesena e che in quel frangente furono debitamente contrapposte sul fianco orientale della rocca. Svanito l’effimero progetto di Cesare Borgia la rocca seppe resistere nel 1504 anche all’urto delle micidiali armi che l’esercito pontificio di Giulio II aveva schierato sul Colle Beccavento; i proiettili di metallo delle spingarde demolirono solo una delle postazioni di artiglieria allineate a tutela della roccaforte sugli spalti del massiccio muro del fronte sud. Dopo un breve periodo, in cui l’esercito francese ebbe la meglio sulla Lega Santa voluta da Giulio II, la rocca e la città di Cesena ritornarono sotto l’autorità dello Stato Pontificio fino alla dominazione napoleonica. Nel 1797, durante l’occupazione francese, iniziarono alcuni lavori di restauro e adeguamento della fortezza, finalizzati ad ottimizzare gli apparati di difesa e l’uso delle aree interne. Senza apportare modifiche rilevanti all’assetto generale del luogo fortificato si demolirono le ripartizioni murarie poste a ridosso della Porta Maestra e i muri divisori della Rocchetta, la chiesuola di Santa Barbara, le merlature di coronamento del Mastio e delle cortine.

Successivamente, con l’evoluzione delle armi da fuoco e maggiore stabilità politica, le rocche cambiarono gradualmente la loro funzione di presidio militare e anche quella di Cesena abbandonò lo scopo difensivo originale a favore di una funzione civica carceraria che mantenne fino al 1970. Attualmente il fortilizio accoglie negli spazi situati all’interno della Femmina il Museo della civiltà contadina e nel Mastio un'esposizione di armature della storica “Giostra d'incontro”. Gli ambienti ancora inalterati preservano le atmosfere e il fasto della grandiosa fortezza e le configurazioni tipiche dell’architettura militare del Rinascimento, con bombardiere, feritoie d’avvistamento, espedienti di fuga alternativi e trabocchetti. Si possono compiere suggestivi percorsi lungo i camminamenti interni o sugli spalti delle cortine murarie per contemplare la posizione strategica del “falcone di Romagna”, che sovrasta un panorama sconfinato dilatato tra le colline, la pianura ed il mare.


Per il testo si ringrazia Pino Montalti

Seguici sui social

IL TUO 5XMILLE PER LA RICERCA ALZHEIMER

Con il tuo 5x1000 sostieni la Ricerca Alzheimer. 

Nella dichiarazione dei redditi firma e scrivi il codice fiscale della Fondazione Maratona Alzheimer 90080350409

Scopri di più

Ordina online il nuovo libro "Le parole che non ti aspetti"

Un libro che utilizza parole diverse, inusuali, per rappresentare la sfida di questa malattia per i nostri tempi.

ORDINA ORA ONLINE

NOCI SOLIDALI

Con le noci solidali sostieni la ricerca Alzheimer.

DONA ONLINE
I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi. Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra.